Hot pot: un tuffo nel calore della Cina fin dal primo assaggio
La prima pietanza che un occidentale deve assolutamente provare non appena messo piede in terra serica è senza dubbio l’hot pot. Meglio conosciuto come fonduta cinese, questo piatto della tradizione orientale a base di brodo è in assoluto l’emblema della convivialità e della condivisione. Un pentolone posto al centro del tavolo, un buon brodo mantenuto sempre caldo da un fornellino e una varietà di pietanze tra carne, pesce, verdure, tofu, noodles, polpette, ravioli, uova e chi più ne ha più metta, per la serie, tutto fa brodo. Il segreto di questa zuppa infatti risiede proprio nel brodo, spesso indicato come fonduta, preparato in diversi modi, quindi non solo a base di carne o verdure, ma anche al pomodoro, al peperoncino rosso, ai frutti di mare, ai crauti cinesi e così via, che contribuisce a conferire varie sfumature di gusto alle diverse pietanze che vi vengono tuffate.

Esistono poi dei contenitori appositi con i divisori, in cui è possibile trovare anche due o tre brodi differenti, per assaggiare così più varianti e per guidare il palato in un viaggio alla scoperta dei sapori, dai più piccanti e speziati, ai più tenui e delicati. Non manca poi la carrellata delle salsine in cui intingere i cibi appena cotti, tra salsa di soia, sesamo e ostriche. I cibi infatti vengono serviti crudi o a metà cozione. Sarà il commensale a gestire la loro cottura ed è qui che il brodo si trasforma da fonduta in stufato, si distingue quindi la bollitura dalla cottura, anche se spesso poi i due termini di fonduta e stufato vengono utilizzati come sinonimi. In ogni caso si tratta di un piatto all’insegna della varietà, delle mille combinazioni e della sperimentazione, in cui è possibile creare ogni volta nuove associazioni. Quindi non solo è consigliato agli avventurosi viaggiatori per l’ampia gamma di possibilità e di scelte che riserva, ma soprattutto perché rappresenta un vero concentrato di tradizioni e usanze, che calano immediatamente nelle più calde atmosfere orientali. Le origini di questo stufato sono millenarie, si pensa che risalga addirittura ai Mongoli, il cui ingrediente principale era allora la carne di manzo o cavallo, per poi diffondersi in Cina durante la dinastia Tang e assumere le infinite varietà regionali in cui ancora oggi si estrinseca.

Ma fu con la dinastia Qing che l’hot pot è diventato uno dei piatti caldi più popolari di tutto il Paese ed è stato adottato, con le dovute varianti, anche da altri paesi orientali, come il Giappone, dove è chiamato shabu shabu, e la Thailandia. Si racconta che ai tempi dell’imperatore Dao Guang i marinai del Fiume Azzurro, nella zona del Sichuan, ormeggiassero per la notte nel molo di Xiao Mitan, dove accendevano il fuoco e preparavano un prelibato pasto caldo. Col tempo si diffuse la fama della loro cucina e sempre più ormeggi iniziarono a popolare quelle rive, attratti dal profumo dello stufato. È per questa ragione che l’hot pot è noto anche come piatto rappresentativo del Sichuan. Oggi solitamente questa pietanza viene consumata in tutta la Cina in occasione del Capodanno, alla prima luna dell’anno. Non c’è infatti occasione più conviviale di una festa, in cui l’unione familiare rappresenta un momento sacro di comunione e intimità, suggellato dalla condivisione del pasto, collocato rigorosamente al centro, di tutti e per tutti. La fondue chinoise non è perciò una semplice pietanza, è molto di più. Simboleggia l’unione, il calore dei legami, la fiducia, il rispetto e l’empatia. I cinesi infatti sono perentori al riguardo: mai ordinare o preparare un hot pot con qualcuno che non vi piace, potrebbe rompere l’armonia e l’atmosfera conviviale tra uno scolino e l’altro. La compagnia qui, come in tutte le cose del resto, è fondamentale.
Come disse Cicerone, “il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate, ma dalla compagnia degli amici e dei loro discorsi”. E, a quei tempi, il buon Cicerone se ne intendeva di banchetti e simposi. Ah, dimenticavo! A proposito di “scolini”, questi strumenti non devono mai mancare sulla tavola di una fonduta, prima ancora delle bacchette. I cinesi infatti sono molto attenti alla pulizia, quindi è severamente vietato ripescare un raviolo dalla zuppa con le proprie bacchette, è assolutamente anti-igienico. Quindi ricordate sempre di usare l’apposito mestolo per recuperare il cibo prescelto, i cinesi vi apprezzeranno, specie se saranno vostri commensali. E quale immagine migliore di questa? La condivisione e l’unione tra popoli che sboccia tra i piaceri della tavola, in cui le differenze svaniscono, evaporano, proprio come un brodo caldo. E in un paese caloroso e inclusivo come la Cina, non si potrà non sentirsi a casa fin dal primo assaggio di hot pot, un assaggio che ci riporterà ai sapori della nostra infanzia, un assaggio che saprà di famiglia, accoglienza e ospitalità.