Dal Capodanno alla Festa delle Barche drogone: folklore, storia e leggenda nelle festività e nei rituali cinesi

Profondo rispetto di usanze e tradizioni, folklore, storia e leggende. Questi sono i pilastri della cultura e del popolo cinese, rigoroso nel rispetto del suo variopinto calendario, ricco di festività e rituali dal carattere sacro. Tra i numerosi eventi degni di celebrazioni, la festività cinese sicuramente più conosciuta e più famosa nel mondo è senza dubbio il Capodanno cinese, noto anche come Festa di primavera o Capodanno lunare. Quest’ultima denominazione è legata al computo annuale che avviene appunto in base ai cicli lunari, si parla quindi di calendario lunare, ed è per questa ragione che il capodanno cinese non cade mai in una data fissa, come è invece per noi il 1° gennaio, ma varia ogni anno, poiché l’inizio di ogni mese coincide con il novilunio e può oscillare fino a 29 giorni. Ad ogni anno poi viene associato uno dei 12 animali dello zodiaco, il topo, il bue, la tigre, il coniglio, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, la scimmia, il gallo, il cane e il maiale, i prescelti di Buddha, ciascuno con delle proprie caratteristiche astrali in grado di influenzare, in modo anche importante, i tratti caratteriali dei nati sotto il proprio segno. Il 2019 ad esempio è l’anno del maiale, che porta con sé generosità, coraggio, accondiscendenza ma anche irascibilità.

Feste delle barche

I festeggiamenti del capodanno sono poi famosi in tutto il mondo per essere grandiosi, super colorati e chiassosi, con folkloristici cortei che animano le strade e le piazze, le migliaia di lanterne vermiglie, gli spettacoli pirotecnici e i sinuosi dragoni protagonisti indiscussi delle parate. All’origine di questo tipo di festeggiamenti c’è un’antica leggenda, che narra del mostro Nian, un mostro abitante degli abissi e delle montagne, che una volta all’anno lasciava il proprio rifugio per andare in cerca di umani di cui cibarsi. Il mostro aveva però due punti deboli, temeva fortemente il rosso e i forti rumori. È per questo motivo quindi, per scacciare il mostro, che il rosso è diventato il colore dominante del capodanno cinese, ha assunto così un valore apotropaico, e che i festeggiamenti come canti, balli, musica, fuochi d’artificio e petardi sono così vivaci e fragorosi.

Ma il capodanno non è certo l’unica festività a ricoprire una così forte valenza simbolica e ad essere celebrata con tanta allegria e sentita partecipazione. Esistono infatti altre feste altrettanto importanti, come la Giornata degli Antenati, la Festa dei Lavoratori, che, come da noi, si celebra il 1° maggio, la Festa di Metà Autunno e la Festa delle Barche dragone. Queste ultime sono molto singolari e pittoresche, senza dubbio le festività preferite dai cinesi, poiché incarnano gli antichi valori, la storia e la cultura del loro millenario Paese, rappresentano un baluardo della loro identità, in cui si riconosce un forte senso di appartenenza e di comunità. La Festa delle Barche dragone infatti, che cade il quinto giorno del quinto mese lunare, quindi all’incirca tra maggio e giugno, riveste una grande importanza culturale. La sua genesi risale a oltre 2000 anni fa ed è legata alla leggenda del poeta Qu Yuan (340 - 278 a.C.).

Feste delle barche notte

All’epoca del regime feudale, durante la lotta dei sette stati per il dominio del territorio, Qu Yuan, in quanto letterato, ricopriva la carica di ministro dello stato di Chu, in forte contrapposizione agli stati di Qi e Qin, che però ebbero la meglio e il poeta venne così mandato in esilio. Fu questa vicenda che lo spinse a comporre i suoi poemi più famosi e che hanno accresciuto la sua fama in tutta la Cina, ma, dopo aver completato il suo ultimo capolavoro, si gettò nel fiume, preferendo di gran lunga la morte al vedere la sua patria nelle mani degli spietati Qin. Non appena la popolazione venne a conoscenza dell’insano gesto, si affrettò al fiume e alle barche, nella speranza di ritrovare il corpo del caro poeta e, per evitare che fosse preda dei pesci, iniziò a lanciare in acqua gli zongzi, involtini di foglie di bambù ripieni di riso e fagioli rossi. Da allora questo cibo tradizionale è diventato il piatto tipico e rappresentativo di questa festa, che si consuma ancora oggi mentre si assiste alla gara delle barche drago, una gara di velocità che rievoca la rapidità con cui i rematori si affrettarono nella ricerca di Qu Yuan. Il nome della festività deriva inoltre dalla forma delle barche, che vengono realizzate in modo da assumere la forma snella e agile di un dragone, guidato da strenui rematori a ritmo di tamburo.

Le coloratissime imbarcazioni regalano uno spettacolo unico nel suo genere, un inno alla gioia e alla vita. I buoni auspici sono infatti alla base di tutte le feste e i riti cinesi, come avviene anche per la Festa di Metà Autunno, una celebrazione della prosperità e dell’abbondanza. Il quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare si celebra infatti il raccolto e, poiché in questo giorno si dice che la luna appaia in cielo più grande e più luminosa del solito, questa ricorrenza prende anche il nome di Festa della Luna. Seconda festività più importante della Cina dopo il Capodanno, è un momento di pace e raccoglimento, di riunione con la famiglia, e si svolge solitamente tra settembre e ottobre, i mesi appunto del raccolto autunnale. Veri protagonisti sono inoltre i ricchi banchetti attorno ai quali si riunisce tutta la famiglia, lo scambio dei regali e il raduno poi nelle strade e nei parchi, in cui ammirare la luna nel cielo gustando le sopraffine tortine lunari, illuminati dal chiarore lunare e dalle lanterne colorate che ornano alberi, ringhiere, case e portoni. È in occasione di questa festa che nasce l’usanza delle cosiddette “lanterne kongming”, le leggiadre lanterne che anche noi oggi siamo soliti liberare in alto nel cielo dopo aver espresso un desiderio. Questo a riprova di quanto, sebbene con le dovute differenze, certi riti e usanze siano radicati in tutte le culture dell’ecumene, la ricerca di buoni auspici, di prosperità, abbondanza, sono tutti bisogni condivisi dalla natura umana. D’altra parte, siamo tutti sotto lo stesso cielo.

Anthea Claps

Anthea Claps

Laureata in Filologia classica presso l'Università Federico II di Napoli, ha una grande passione per l'arte, la musica e i viaggi. Animata da insaziabile curiosità, sostiene l'importanza della cultura e del "never stop training".

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